Per volontà di Papa Francesco cambiano le modalità di celebrare il Sinodo dei vescovi. Infatti, il Sinodo che si è aperto lo scorso 10 ottobre, non si limiterà soltanto al momento assembleare che raccoglie i pastori intorno al Papa, come avvenuto in passato. La grande novità è la consultazione prima in tutte le diocesi, poi nei continenti attraverso le conferenze episcopali che precederà l’incontro in Vaticano. Al centro c’è l’ascolto del sensus fidei del popolo di Dio, richiamato più volte da papa Francesco.
"Non si tratta di democrazia, di populismo o qualcosa del genere; è la Chiesa ad essere popolo di Dio, e questo popolo, in ragione del battesimo, è soggetto attivo della vita e della missione della Chiesa", così ha affermato il cardinale Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi.
Si tratta quindi di un itinerario sinodale “diffuso” nel mondo intero, che coinvolgerà tutti i Paesi e tutte le Chiese particolari, e che durerà dall’ottobre 2021 all’ottobre 2023 quando si terrà la vera e propria riunione dei vescovi in Vaticano.
Di fatto viene riformato il Sinodo dei vescovi nella configurazione voluta da Paolo VI nel 1965. Nel motu proprio Apostolica sollicitudo, del 15 settembre 1965, il Papa istituiva un organismo di vescovi "sottomesso direttamente ed immediatamente all’autorità del Romano Pontefice" che partecipasse – alla funzione petrina di "sollecitudine per tutta la Chiesa". Il fine del Sinodo era quello di "favorire una stretta unione e collaborazione fra il Sommo Pontefice ed i Vescovi di tutto il mondo"; di "procurare una informazione diretta ed esatta circa i problemi e le situazioni che riguardano la vita interna della Chiesa e l’azione che essa deve condurre nel mondo attuale"; di "rendere più facile l’accordo delle opinioni almeno circa i punti essenziali della dottrina e circa il modo d’agire nella vita della Chiesa".
Nel 2015, per i 50 anni dell’istituzione del Sinodo, Papa Francesco auspicò una "Chiesa costitutivamente sinodale", evidenziando l’urgenza di essere "Chiesa dell’ascolto" in cui ciascuno ha da imparare dall’altro e chiariva che "il Sinodo dei vescovi è il punto di convergenza di questo dinamismo di ascolto condotto a tutti i livelli della Chiesa".