Questa parola che il Signore ci dona nella Prima Lettura (Libro del Deuteronomio 6, 4a; 11, 18-28) cioè amare Dio con tutto il cuore, tutta la mente e tutte le forze, tenere dentro l’anima queste parole, insegnarle ai figli, quando stai in casa, quando cammini, quando ti corichi, quando ti alzi … perché tutto questo? Perché parlare dell’amore di Dio tutto il giorno, se poi i figli fanno quello che vogliono, vanno via dalla chiesa, se il coniuge non viene più a messa? Perché dovrei seguire le norme di questo libro e non vedo nessun effetto? Perché più parlo di Dio ai miei figli e più questi si allontanano dalla Chiesa? Sembra un assurdo.
Perché insegnare ai miei figli a pregare, spiegare loro le Scritture, farli vivere nella Chiesa, se poi sembra che non ascoltino nulla? Ma è bellissimo vedere come Dio dona queste parole al popolo di Israele DOPO che ha ascoltato il loro pianto in Egitto, DOPO che li ha liberati dalla schiavitù del faraone, DOPO che li ha fatti passare il Mar Rosso e richiuso il Mare alle loro spalle sconfiggendo i loro nemici. Cioè Dio, prima di questa Parola, ha agito, si è fatto vedere. Dio ha fatto vedere la sua potenza nella loro vita prima di dare loro questi comandi. Per questo amare Dio non è una legge, un moralismo, un’imposizione. Amare Dio è una diretta conseguenza, perché Lui ci ha amati per primo. Nella mia vita ho sperimentato l’amore di Dio nel matrimonio, che con il mio egoismo ho quasi distrutto.
E proprio nel momento in cui ho visto la mia incapacità di essere un buon marito, un buon padre, un cristiano …Dio si è fatto vedere. Mi ha detto:”Io ti amo così come sei e non ti tratto secondo i tuoi peccati. Ti amo.” E dove ho visto l’amore di Dio? In mia moglie, che mi ha sempre perdonato, nei miei figli, che nonostante i miei limiti, mi seguono, si fidano di me, mi vogliono bene. Che non si aspettano un super papà ma si aspettano un papà che si appoggia a Dio, perché da solo non ce la fa.
Ho visto l’amore di Dio nei miei genitori, che mi hanno sopportato con pazienza, nei miei fratelli della comunità, che mi perdonano nonostante la mia arroganza, nei sacerdoti, in cui vedo Gesù Cristo quando nella confessione mi spalancano il perdono dei peccati. Insomma, l’amore di Dio non è una teoria, l’amore di Dio viene dalla Chiesa, fatta di persone concrete. Noi siamo la Chiesa. Amare Dio con tutto il cuore, la mente e le forze, perché Lui mi ha amato per primo. Non è una legge ma è quello che abbiamo vissuto nella nostra vita.
Allora i figli vedranno l’amore di Dio, non perché glielo si comanda ma perché lo hanno visto nella vita dei genitori, dei nonni, della comunità. Allora, come dice la Seconda Lettura (Lettera di San Paolo apostolo ai Galati, 6, 1-10), vigilerò su me stesso, sulla mia condotta, sulla mia vita, portando il peso degli altri.
Sapendo che insieme a Gesù Cristo quel peso non è un peso, quel peso Gesù l’ha inchiodato sulla Croce e dalla morte di Croce è uscita la Vita Eterna.
Francesco Giliberti