L'Avvento. Già.
L’Avvento di chi e per chi? Per noi l’avvento è l’avvento di Gesù nella nostra vita, nella mia vita. L’avvento per noi è che Gesù entra, partecipa, percorre i nostri pensieri, le nostre emozioni, i nostri progetti, i nostri sogni.
L’avvento è invocare che Lui salvi le nostre relazioni, che le abiti sciogliendo ciò che hanno di malato o di mediocre o di compromesso.
Certo l’avvento è anche l’avvento del giudizio finale, l’avvento della fine della storia, quando finalmente si tireranno i conti e quando si scoprirà che i conti tornano.
Ci sarà un unico giudice, giusto e misericordioso al tempo stesso!
L’avvento, per un terzo aspetto, è l’avvento nella nostra vita personale, quando il Signore Gesù ci chiamerà ad entrare nell’eternità con lui: per questo ci ha detto: “vegliate e pregate”, perché non sapete ne’ il giorno ne’ l’ora.
Sicuramente quello della fine della storia universale e della nostra storia personale sono una dimensione decisiva e la liturgia li richiama costantemente.
Culturalmente si tratta di due richiami che sono decisamente fuori moda e non esattamente parte della nostra mentalità corrente.
Siamo però chiamati, soprattutto in questo tempo di avvento, a fare spazio oggi, adesso, al modo di vedere, di camminare, di sentire, di scegliere, di guardare l’uomo e le sue sfide da parte di Gesù. Adesso non si tratta di prepararsi al giorno di Natale, ma di attivarsi perché oggi il Natale di Gesù possa realizzarsi nella nostra vita.
L’avvento è fare spazio perché Lui, il Verbo, oggi trovi uno spazio reale.
Il cammino liturgico è un cammino che ci apre certo alla celebrazione del giorno di Natale, il 25 dicembre, ma non nell’attesa di quel giorno come se adesso non ci fossero degli spazi da creare ma, anzi, proprio perché quel giorno si possa festeggiare una pienezza o almeno una maturazione. Questo non avviene da un giorno all’altro, non avviene perché il 25 arriva il Natale.
Avviene nella misura in cui ci ho lavorato, se mi sono disposto, accettando che si riempiano burroni e si spianino valli perché il Signore trovi una strada
dentro di noi.
Quindi l’avvento non è un periodo propriamente penitenziale, ma è attesa nella la- boriosità quotidiana. Un’attesa che scava, un’attesa che purifica.
Invece un’attesa nella forma del rimandare qualcosa che succederà un giorno non produce nulla.
Produce solo l’attesa di una data di un calendario, ma non ha niente a che vedere con l’attesa del Natale di Gesù.
Chiediamo davvero che in questo nostro avvento possiamo vivere da discepoli per attraversare questo tempo partendo dalle luci che ci sono, cercando la novità dello spirito e affrontando le fragilità e le ferite affinché ci sia uno spazio sempre più grande di Gesù in noi, una signoria sempre più grande di Gesù nella nostra vita personale e comunitaria e di chiesa.
don Luca