L’anno speciale dedicato a San Giuseppe, appena concluso, ha evidentemente ispirato il titolo slogan della 44ma Giornata Nazionale per la Vita che la Chiesa celebra ogni anno la prima domenica di febbraio. Custodire, infatti, è il verbo che meglio definisce il ruolo di Giuseppe nella famiglia di Nazaret, come spiega bene Papa Francesco nell’omelia del 19 marzo 2013: “Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato! La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti.
È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo.
È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene”. Nel Messaggio del Consiglio episcopale permanente della C.E.I. lo si afferma subito, fin dalle prime righe: “ … la vita ha bisogno di essere custodita … Ciascuno ha bisogno che qualcun altro si prenda cura di lui, che custodisca la sua vita dal male, dal bisogno, dalla solitudine, dalla disperazione.”
Mai, forse, come in questi due anni di pandemia da Covid, ci si è accorti della dedizione fino allo stremo di persone che hanno fatto della “cura” la loro professione e, nello stesso tempo, che non siamo tutti uguali ma ci sono categorie più deboli che hanno sofferto di più e che porteranno più a lungo il peso delle conseguenze: anziani ma anche le giovani generazioni, in primo luogo gli adolescenti; le giovani famiglie, sopraffatte dall’incertezza dell’immediato futuro come mostra il picco di denatalità registrato in Italia nel 2020-21; l’aumento di famiglie in povertà assoluta a causa della perdita di un lavoro o della difficoltà di trovarne uno e con caratteristiche di stabilità. Per non parlare, ma dobbiamo farlo sempre più spesso, delle disuguaglianze tra le condizioni di vita delle popolazioni dei paesi ricchi, con ampia disponibilità di vaccini e delle cure, e quelle dei paesi poveri, abbandonati a se stessi quando non offesi e umiliati dagli invii di trattamenti medicali ormai scaduti! “La risposta che ogni vita fragile silenziosamente sollecita è quella della custodia.
Come comunità cristiana facciamo continuamente l’esperienza che quando una persona è accolta, accompagnata, sostenuta, incoraggiata, ogni problema può essere superato o comunque fronteggiato con coraggio e speranza.” ... "Le persone, le famiglie, le comunità e le istituzioni non si sottraggano a questo compito, imboccando ipocrite scorciatoie, ma si impegnino sempre più seriamente a custodire ogni vita. Potremo così affermare che la lezione della pandemia non sarà andata sprecata." così conclude il Messaggio della Conferenza Episcopale Italiana.
Commissione Comunicazione