19 settembre 2020.
Dopo 3 anni di lavori è stato inaugurato il primo Emporio solidale della Caritas ambrosiana a San Giuliano Milanese, in via San Giovanni Bosco, 2 (ora sono 9 gli empori di Caritas nella diocesi e 200 in tutta Italia). Gli empori solidali sono piccoli supermercati dove le famiglie in difficoltà possono fare la spesa scegliendo i prodotti dagli scaffali. L’unica differenza è che per pagare si utilizza una tessera a punti caricata mensilmente dagli operatori Caritas. I punti vengono assegnati in base ai componenti della famiglia.
Il progetto partirà prossimamente, non appena il centro di ascolto cittadino “Il faro” avrà valutato le richieste delle famiglie. Al momento si prevede la disponibilità per circa 150 famiglie residenti del decanato di San Giuliano-San Donato.
Oltre a don Luca e don Maurizio (responsabile commissione Carità della comunità pastorale), all’inaugurazione erano presenti diverse realtà: Luciano Gualzetti (direttore di Caritas Ambrosiana), Marco Rasconi (coordinatore commissione beneficienza di Fondazione Cariplo), Marco Segala (sindaco di San Giuliano), Andrea Checchi (sindaco di San Donato) e mons. Andrea Elli (vicario episcopale di zona).
Il progetto è infatti frutto del desiderio e degli sforzi di diverse istituzioni. Sforzi prima di tutto, dal punto di vista economico. Dei 125.000€ necessari per la realizzazione, 100.000€ sono stati donati da Fondazione Cariplo e 15.000€ da Caritas ambrosiana, che si è anche occupata della cella frigorifera e – insieme ad Ikea – dei mobili interni. Ma anche e soprattutto dal punto di vista relazionale. La realizzazione dell’emporio è l’inizio di una preziosa collaborazione decanale tra le due giunte comunali, la comunità pastorale ed il Banco di Solidarietà.
“La spesa per il sociale è al primo posto nel bilancio [di San Giuliano], ma durante la pandemia ci siamo chiesti se stavamo davvero spendendo bene il denaro. Il covid ci ha dato l’opportunità di metterci in rete per trovare delle risposte e l’urgenza ha segnato la strada: abbiamo messo a sistema quanto fatto da ciascuno ed istituito un protocollo comune” – ammette Segala. E Checchi aggiunge: “il lockdown è stata l’occasione per capire che non ce la si poteva fare da soli”. Don Luca individua il prossimo passo da compiere: coordinare tutti gli interventi sociali effettuati sul territorio in modo da gestire al meglio le risorse disponibili, “coniugando giustizia e carità”.
Gualzetti e Rasconi – a partire dalle loro esperienze privilegiate – hanno invece suggerito lo stile con cui mettersi a servizio delle fragilità: per Caritas, “oggi la sfida è incontrare i volti delle persone e vederle come protagoniste di questa iniziativa. Lo sguardo d’incontro è fondamentale: deve trasparire la fiducia che queste persone possono farcela. La pandemia ha fatto capire che le esperienze che hanno retto meglio sono quelle dove avviene questo incontro”. Secondo Rasconi è fondamentale “abbattere il muro della vergogna” che impedisce di chiedere aiuto, rendendo l’emporio “un luogo accogliente dover poter parlare dei propri bisogni”.
Con queste belle notizie e profonde riflessioni, auguriamo ai volontari che già si sono offerti (e a quelli che si offriranno) di avere uno sguardo attento e premuroso nei confronti di chi incontreranno.
Leonardo